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CORPO A CORPO (Estratto da "Medichessa di te stessa" il mio libro inedito )



Morire nel corpo. Quello della bisnonna siciliana, dove l’ostetrica, dalle piccole mani musicanti, spaccava il cranio del neonato troppo grande, che non ce l’avrebbe fatta a ad uscire. Il corpo cucito nella bocca umida e nascosta, perché non provi né cerchi mai il piacere. Il corpo dai piccoli piedi di petali di loto, con le dita spezzate dalla fasciatura. Per non poter mai più fuggire.

Il corpo stretto, nei corpetti maliziosi in cui morire senza fiato.

Il corpo largo come una terra tonda, irrorata dall'acqua di sorgente, sul bordo della vasca di un Hamman. O deformato dal peso delle brocche e dalle lunghe camminate nel deserto. O ancora, accasciato sulla scrivania di un ufficio, da cui vedere le mille luci della notte e chiedersi quale sia la nostra casa.

Nascondere il corpo, come fanno migliaia di ragazzini giapponesi che crepano di inedia, o fame, sepolti nella proprie case, gli Hikikomori.

Nel Giappone della iper-produttività, gli adolescenti che non hanno nessun rapporto affettivo con i loro padri impegnati a rendere grande la loro nazione, si chiudono in casa a morire.

Affamare il corpo, e spogliarlo della carne e del sangue per poi abbandonarlo, e spegnerlo nei sensi e dissensi come un panno consunto.

Ovunque corpi, di cui siamo fatti e sfatti. In formazione e decomposizione, terra di conquista, da cui fuggire. Non si dice forse “ha lasciato il corpo”

"Mi sei entrato in corpo”.

E poi, battersi “corpo a corpo” e dare un parametro tecnologico universale, “corpo di scrittura” nascosto nel computer.


Gli embrioni che rivelano le loro imperfezioni attraverso le ecografie sono scarti di lavorazione.


Carne imperfetta non per Natura imperfetta, ma per colpa di menti malate e progetti oscuri che hanno devastato l’ambiente e il corpo per lasciarci tutti con un pugno di virus in mano.


A quelli come noi, e al resto di milioni di miliardi di persone che abitano le terre dimenticate di questo pianeta, restano i virus, le malattie e la morte.

Eppure dovremmo essere malinconicamente felici di partecipare a questo destino collettivo. Una vicenda che ha visto coinvolte gente come Buddha, Confucio, Socrate, Platone, Dante e il mahatma Gandhi.

Solo Gesù non è morto mai per sempre, per questo ci piace inginocchiarsi al suo mistero.


Foto - Portrait of a Heart, Christian Schole


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