In questi anni dedicati a convegni, workshop e laboratori ispirati alla sapienza terapeutica femminile e in particolare alla medicina naturale ildegardiana, ho incontrato un elevato numero di donne di diversa provenienza geografica e professionale, attratte e ispirate dalla vita e agli scritti di Ildegarda di Bingen.
Santa Ildegarda nata e vissuta in Renania nel dodicesimo secolo (Bermersheim vor der Höhe, 1098 – Bingen am Rhein, 17 settembre 1179) ci ha lasciato una visione della vita e della medicina che precorre la visione psicosomatica odierna.
Durante il medioevo una pratica comune era quella di oblare i bambini e le bambine, per escluderli da lasciti testamentari e per garantirgli una sicura sussistenza. Anche la piccola Ildegarda fu donata al monastero e affidata alle cure di Jutta von Sponhein che aveva scelto una vita eremitica e claustrale.
Ildegarda divenne in seguito badessa ed ottenne riconoscimenti importanti da papi e imperatori.
Non ebbe timore a predicare contro la corruzione ecclesiastica né a raggiungere autonomia e potere attraverso la sua autorevolezza spirituale. Il monastero smise di essere un luogo di mortificazione e reclusione, ma al contrario divenne uno spazio da cui poter trarre ispirazione. Riteneva che lo spirito avesse bisogno del gaudio e della leggerezza, la levitas che si accompagna alla moderazione.
Non recideva i capelli alle novizie e lasciava che si dedicassero alla danza, al canto, alla raccolta delle erbe, oltre che alla preghiera e allo studio.
Le faceva indossare morbide vesti e preziosi gioielli che come vedremo erano considerati terapeutici e magici ribaltando ogni intimazione di natura ascetico/penitenziale.
Nei suoi scritti descrive con finezza psicologica l’animo umano soggetto alle dipendenze dei molti vizi che generano la sofferenza dell’attaccamento, ma mai degrada il corpo come secondario rispetto allo spirito. Anzi lo innalza alla gloria di tutto il creato decantando anche le gioie del piacere. Ai vizi si oppongono le virtù da prediligere per mezzo del libero arbitrio avuto in dotazione dalla nascita.
In fondo una vita virtuosa sembrerebbe essere più conveniente anche alla luce della moderna PNEI, ovvero la psiconeuroendocrinoimmunologia!
Questo modello di cura studia le risposte dell’organismo agli stimoli di varia natura. La vita “virtuosa” comporta un minor rischio di cadere negli stati infiammatori, nelle forme di dipendenza o intossicazione da droga, alcool e emozioni negative. Le sane abitudini correggeranno le dinamiche di colpa declinate alla depressione. Diventeremo più alcalini perché anche il sonno si farà più ristoratore. Produrremo serotonina ed endorfine preposte alla felicità.
Vederci e saperci più “buoni” genera in noi tutto un altro genere di armonia cellulare. Per questo è necessario praticare sui nostri cari l’arte della parola dolce e della “sentenza amorevole”.
Il medico arabo Abū Zayd al-Balḫī pur elogiando gli aspetti convenzionali preposti all’ igiene quotidiana e allo stile di vita indicava nel samā῾, l'ascolto (musicale) il modulatore delle emozioni.
Tre tipi di piaceri, secondo la medicina profetica, derivano dall'ascolto e possono guidare verso la guarigione: gli strumenti musicali, di cui anche Ildegarda ne fa un grande utilizzo terapeutico insieme al canto, la calda voce umana e la poesia.
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