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Una storia soppressa

Mentre preparo il mio corso su Medichesse, streghe e Trotula, (che potete rivedere registrato scrivendo a ilgiardinodildegarda@gmail.com) sto rileggendo il bellissimo libro di Max Dashu che ha dedicato anni di ricerche e studi sulla storia nascosta e segreta delle donne.



Una storia soppressa, ma anche una storia di oppressione delle fasce più fragili e deboli di una popolazione che precede l'età moderna e vive raccolta al confine tra il selvatico e l'ordinario.



La vita errante denotava la modalità di sopravvivenza di quell'antico tempo. L'innesto tra riti e miti, fragilità psichica e percezione altra del Reale, era labile ma invadente nella persecuzione che qualsiasi alterità rischiava o subiva al margine dell'esistenza. Con la scoperta dell'America la simbiosi indigeno/demoniaco si trasferì su gitani, mendicanti, povere donne nubili o vedove.



La proiezione del diabolico sull'indomabile deformò ogni possibile manifestazione del diverso. Ma personalmente aggiungo che la precarietà esistenziale non depone a favore della salute psichica, e non mi riferisco all'isteria, ma alla manipolazione delle dichiarazioni durante i processi.

Al ribaltamento delle percezioni individuali delle vittime isolate in un clericale plagio.

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